I governatori di Campania e Lazio hanno già adottato il provvedimento e con il prossimo DPCM anche il governo estenderà l’obbligatorietà dell’uso delle mascherine all’aperto.
Intanto, in meno di una settimana andando in giro per Roma ho visto convinti antitabagisti sfoderare il sigaro all’angolo della bocca che nemmeno Hemingway all’ora dell’aperitivo sul lungomare dell’Avana. Persone che invece indossano la mascherina alla zuava, calata sulla bozza e con il naso di fuori per respirare. Alcuni la portano come il malinconico John Wayne portava il fazzoletto al collo nel western “El Grinta”: a mò di bavarola antisettica. I giovani, nella loro assolutezza, sono più realisti; sotto i 20 anni non si porta e basta. Sempre meglio della categoria di coloro i quali al posto della mascherina hanno una sorta di marsupio slabbrato nel quale custodire germi e batteri extra e ultra Covid-19.
Siamo certi che l’uso della mascherina sia fondamentale per proteggere gli altri da se e se stessi dagli altri, così come siamo convinti che un simile obbligo sia difficilmente rispettabile dall’intera popolazione, soggetta all’obbligo ma libera di poterlo interpretare a suo piacimento (e interesse).
La vera sfida è quella di realizzare soluzioni (esistono) per rendere salubri gli ambienti di lavoro, le scuole dove vanno i nostri figli e le case dove siamo liberi di invitare chi ci pare. Salubri e disinfettati i mezzi pubblici dove viaggiamo e dove non vogliamo infettarci con il Covid, né prendere un raffreddore o peggio.
E’ la sanificazione ambientale il traguardo da raggiungere; una sanificazione totale, sicura e, ovviamente, periodica. Altrimenti continueremo a indossare le mascherine più per proteggere gli altri dalla nostra ipocrisia che dai nostri afflati batterici.